Il Serotonin Melbourne, è un santuario per fuggire dalle nostre vite frenetiche. La salute ottimale richiede un approccio olistico ed è il motivo per cui la serotonina integra un ristorante nutriente, un centro di esercizi e una piattaforma educativa per la nostra fiorente comunità. Il nostro ethos si basa sul consumo di una dieta a base vegetale per garantire che corpo, mente e terra funzionino al meglio.
Emily, la fondatrice, ha cercato un posto in cui potesse essere motivata quotidianamente e connettersi con individui affini che cercano di abbracciare uno stile di vita positivo. Desiderava un "menu semplice", in cui ogni piatto fosse nutriente e togliesse la necessità di restringerlo a una "opzione salutare". Con una lacuna nel mercato e una forte necessità di cambiamento, Emily ha deciso di creare l'ultimo Happiness Center - Serotonin Eatery.
Il mondo sta cambiando. C'è un movimento in crescita e la serotonina è in prima linea. Il nostro centro benessere è focalizzato sulla facilitazione di coloro che desiderano riapprendere l'importanza della salute e della felicità, semplificando al contempo questo processo. La serotonina ricorda che la salute e la felicità non devono essere complesse e possono essere raggiunte con poco sforzo.
La missione di Serotonin è:
Agripizza
Continua il successo delle "Agripizza " su tutto il territorio nazionale, le aperture non si contano o spesso agriturismo e ristoranti si convertono a questa nuova filosofia .
La formula è semplice ( a dire) anche se poi la gestione non è del tutto evidente. Agripizza deriva dall 'unione delle parole agriturismo/agricoltura e pizza; dunque i prodotti utilizzati
sono autoprodotti e derivano dalle trasformazioni fatte direttamente da chi ci somministra il cibo.
Ovviamente per le farine non è sempre così, non molti dispongono in casa di un molino e coltivano grano, cosa che si può ovviare
scegliendo farine di grano italiano, poco raffinate ma comunque selezionate per le loro qualità nutritive piuttosto che per il loro prezzo.
Il pizzaiolo dunque non è più un semplice manipolatore , ma un esperto di prodotti dell'orto, della loro stagionalità, della cottura e conservazione ed è chiamato ad abbinamenti ristretti agli alimenti disponibili in orto o raccogliendo le piante commestibili che la natura ci offre gratuitamente attorno a noi.
. E' ovvio che si riflette sul menù, offrendo alla clientela delle proposte territoriali radicate e caratteristiche ( anche di pochi chilometri) facendo diventare la pizza non più quel piatto di
espressione tipica della cucina mediterranea con i sapori inconfondibili( basilico, mozzarella di bufala, Pomodoro San Marzano) ma anche con gusti e sapori tipici del territorio . Non ci stupiremo allora di trovare nel Veneto pizza con gallina bollita - bietole e ortiche, ed al posto della mozzarella un formaggio di produzione locale.
Già si sentono le urla degli integralisti della pizza, ma come sempre, esiste l'evoluzione pur conservando le tradizioni.
Buona Pizza a tutti.
Si parla tanto di pizza “gourmet”. Ma cos’è esattamente? Basta solo cambiare la qualità degli ingredienti? E l’arte del pizzaiolo dove va a finire? Perché improvvisamente vogliono copiarcela anche all’estero?
Sarà un FuoridiTaste all’insegna della pizza, quello animato dal Molino Quaglia e Mercato Centrale Firenze. Dal 14 al 16 marzo infatti sette artigiani della pizza toscani sono chiamati a “difendere l’energia del cibo” per promuovere il mangiare autentico, buono e sano. L’iniziativa, che si terrà presso il Mercato Centrale Firenze rientra nel programma della manifestazione che accompagna, come ogni anno, Taste, il salone dedicato alle eccellenze del gusto e del food lifestyle che si terrà alla Stazione Leopolda di Firenze. Per FuoridiTaste al Mercato Centrale di Firenze i sette artigiani pizzaioli coinvolti proporranno la loro Pizza Margherita e una Speciale per promuovere il mangiare autentico, buono e sano. Parteciperanno: lunedì 14 marzo Romualdo Rizzuti (Mercato Centrale Firenze), Paolo Pannacci (Pizzeria Lo Spela), Antonio Polzella (Pizzeria La Ventola); martedì 15 marzo Massimo Giovannini (Apogeo Pizzeria), Giovanni Santarpia (Pizzeria Santarpia), Graziano Monogrammi (la Divina Pizza) e Romualdo Rizzuti; mercoledì 16 marzo Vincenzo D’Anetra (Pizzeria Caffè Italiano) e Romualdo Rizzuti. Il Mercato sposa l’iniziativa “Io difendo l’energia del cibo” lanciata da Petra Molino Quaglia nel 2014 in occasione del festival agri-rock Collisioni per sensibilizzare i consumatori a scelte consapevoli nella loro alimentazione. Difendere l’energia del cibo significa evitare lo spreco alimentare cercando l’equilibrio tra ciò che si mangia e ciò di cui si ha bisogno per vivere senza accumulare grasso. In altre parole misurare la quantità di cibo sul proprio stile di vita, per mangiare meno e meglio, scegliendo la qualità attraverso la conoscenza degli ingredienti e della loro origine. Il ruolo dei professionisti dell’alimentazione è cruciale in questo progetto, perché la conoscenza degli ingredienti del piatto, di chi li ha prodotti e come li ha prodotti passa necessariamente attraverso di loro prima di arrivare al consumatore. “Io difendo l’energia del cibo” è quindi anche un impegno dei panettieri, dei cuochi, dei pizzaioli e dei pasticcieri a scegliere il meglio per educare i propri clienti alla buona e sana alimentazione che rispetta l’ambiente e le esigenze alimentari di tutti.
Il Mercato Centrale Firenze nasce da un’idea di Umberto Montano che Il 23 aprile 2014, infatti, a Firenze riapre il primo piano della struttura ottocentesca del Mercato coperto di San Lorenzo con un progetto di “food hall” innovativo e inedito: le botteghe con gli artigiani del gusto, sotto il segno dell’eccellenza. Aperto tutti i giorni, il Mercato Centrale Firenze è una grande piazza dove autenticità, spontaneità e tradizione sono protagoniste con 3000 mq di superficie, 500 posti a sedere, 12 botteghe, ristorante, pizzeria, birreria, caffetteria, scuola di cucina, libreria e tanto altro ancora all’interno di un contesto straordinario
Fonte: Mercato Centrale Firenze
Un pizzico di farina, un po' di pomodoro e mozzarella e una pioggia di fiori commestibili, come la viola del pensiero, la viola cornuta,
la bocca di leone e la calendula: ecco la pizza petalosa al 100% italiana.
L'idea, gustosa e colorata, è della Coldiretti, impegnata nella raccolta di firme nei mercati d egli agricoltori di Campagna Amica lungo tutta la
Penisola per l'inserimento della pizza nella
Lista Unesco del patrimonio culturale immateriale dell'umanità.
A creare questa pizza di primavera sono state le agrichef Stefania Nobili di Pavullo nel Frignano (Modena) e Nazzarena Ferretti di Reggio Emilia. L'iniziativa della Coldiretti avviene nel corso della mobilitazione straordinaria per raggiungere l'obiettivo di un milione di firme da presentare il 14 marzo a Parigi dove si incontrerà la Commissione internazionale per valutare l'ingresso nella Lista Unesco del patrimonio culturale immateriale dell'umanità.
"L'impegno degli agricoltori a sostegno della candidatura della pizza - sottolinea la Coldiretti - è volto a garantire l'originalità Made in Italy degli ingredienti utilizzati. Oggi in Italia quasi due pizze su tre (63%), secondo una nostra indagine, sono ottenute da un mix di farina, pomodoro, mozzarelle e olio provenienti da migliaia di chilometri di distanza senza alcuna indicazione per i consumatori".
CORTINA. Mangiare una pizza a 2470 metri di quota. Non capita tutti i giorni di poter mangiare una pizza gourmet a quella quota, circondati dallo splendore delle cime dolomitiche illuminate dalla luna e dalle stelle.
La proposta di capanna Ra Valles, quindi, è una di quelle da prendere al volo: oggi la pizzeria più alta d’Europa, raggiungibile solo in funivia da Cortina, apre le porte di sera per un evento molto speciale. Una vera “prima volta” per capanna Ra Valles e non poteva esserci occasione migliore che il weekend dedicato all’amore e a tutte le persone innamorate.
Le pizze di capanna Ra Valles ricordano anche nel nome i luoghi dolomitici: in menù ci sono ad esempio la pizza Bus Tofana (con acciughe di Sciacca, capperi Selargino e olive taggiasche), la pizza classica Drusciè (pomodori semisecchi, melanzane, scaglie di parmigiano e salsa al pesto di basilico) e la pizza Freccia (speck,gorgonzola, noci e pomodorini).
Il programma della serata prevede anche un suggestivo aperitivo sulla terrazza panoramica e intrattenimento musicale con DJ Set e musica live. La funivia “Freccia nel cielo” salirà dalle 19.30 alle 20. La discesa è invece prevista dalle 23 alle 24.
Bologna, 5 febbraio 2016 - Prima romana per il progetto del Parco Agroalimentare Fico Eataly World, presentato oggi in un’affollatissima Piazza Vittorio nell’ambito delle iniziative di “Piazza della Salute” promosse da Fondazione Enpam, la Cassa di Previdenza dei Medici che nei mesi scorsi ha formalizzato un importante impegno economico per la realizzazione del grande progetto bolognese.
Mentre è già conto alla rovescia per il completamento di Nam, la Nuova Area Mercatale in cui sarà operativo il Centro Agroalimentare di Bologna con il trasferimento degli uffici e dei concessionari del Mercato Ortofrutticolo all’Ingrosso, la presentazione di ha offerto per la prima volta una importante vetrina romana a Fico, alla presenza di un vasto parterre di istituzioni della capitale e in particolare del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin.
«Sono nel segno dell’educazione alimentare – ha ricordato il presidente Alberto Oliveti - le iniziative di Enpam per la promozione della salute». Momento eccellente sarà naturalmente l’inaugurazione di Fico Eataly World, che, ha spiegato il presidente Caab Andrea Segrè, «potrà giovarsi di uno slancio comune per la promozione delle iniziative di educazione alimentare, divulgazione e formazione.
Bologna chiama Roma, quindi, in vista della concretizzazione di un progetto che potrà essere volano per il territorio e per l’Italia intera con i suoi 4mila metri quadrati di padiglioni per eventi, iniziative culturali e formative legate al cibo, alimentati dall'energia pulita del tetto fotovoltaico Caab (il più grande impianto d'Europa su tetto) con 100mila mtq per 11 milioni di Kwh».
«E nei prossimi giorni – ha anticipato il direttore generale di Caab Alessandro Bonfiglioli – inizieranno le operazioni di trasloco nella nuova area mercatale di Caab, con l’accesso dei concessionari ai magazzini e gli uffici per trasportare materiali e archivi. Sarà la struttura la più moderna in Italia, con i più elevati standard a livello europeo: antisismica e sprinkler su tutta la struttura, dotata di wifi e fibre ottiche, con illuminazione a led e basso consumo, riscaldamento con pompe di calore, 50 bocche di carico su tutto il perimetro e fino a 30 nell'area comune, e con oltre 10.000 mq. di celle frigo nuove ed a basso impatto energetico».
«Aziende, laboratori, aree di degustazione e commercializzazione per l’eccellenza del cibo italiano, dai campi alla tavola», ha sottolineato l’Ad Eataly World Tiziana Primori, illustrando il progetto che ha già trovato, a Roma, una madrina d’eccezione: l’attrice Maria Grazia Cucinotta, che ha salutato l’imminente inaugurazione di Fico e siglato l’apertura ufficiale di ‘Piazza della Salute’, col taglio del nastro in Piazza Vittorio. Alla presentazione sono intervenuti anche il direttore marketing Caab Duccio Caccioni, che ha presentato il videoprogetto di educazione alimentare “Coltura&Cultura” e il Chief Investment Officer di Prelios SGR Andrea Cornetti.
( da il resto del Carlino )
Milano 28 Gennaio – Soda e croccante fuori. Soffice, molto soffice, dentro. Ma la migliore pizza d’Europa, questa volta, l’ha sfornata Davide Falzone, un pizzaiolo in provincia di Como. A stabilirlo è stata la giuria del Campionato europeo della pizza. La manifestazione – organizzata dal pizzaiolo di Sesto San Giovanni Roberto Civiello – si è conclusa martedì sera all’Eurotaverna di Desio. Falzone è stato incoronato migliore pizzaiolo d’Europa. Ex aequo con Federico De Silvestri, di Verona. Uno ha trionfato nella categoria «gourmet», l’altro nella «pizza classica» e nella «pizza in pala». Ma il risultato non lascia spazio a dubbi: gli italiani hanno battuto tutti e il Belpaese continua a mantenere un primato assoluto nell’arte del «mangiare bene» e nel cibo di qualità. Davide Falzone e Federico Silvestri saranno i portabandiera dell’Italia al Campionato mondiale della pizza, in programma a Parma dall’11 al 13 aprile. Tre giorni in cui si daranno battaglia i 600 migliori pizzaioli del mondo. Ieri a Desio, a colpi di volteggi in aria di dischi di pizza, si sono sfidati i migliori pizzaioli d’Europa.
Le specialità
I 32 concorrenti, provenienti da Italia, Gran Bretagna, Svezia, Croazia, Svizzera e Polonia, si sono confrontati nelle specialità di pizza classica, pizza in teglia, pizza senza glutine, pizza napoletana, pizza in pala, pizza a due, pizza triathlon, pizzaiolo più veloce e pizza più larga. Tanti i concorrenti, ma due soli i vincitori. «Perché fare una ottima pizza – spiega Roberto Civiello – non è affatto facile: contano la qualità del pomodoro, la purezza dell’olio, la lentezza nella lievitazione dell’impasto, l’abilità nel fondere tutti questi ingredienti. E poi, naturalmente, tanta creatività e un pizzico di genio». La giuria era formata da campioni del mondo nel realizzare il piatto più amato del mondo. Seduti al tavolo c’erano Giulio Scialpi, pugliese, famoso per la sua «Contadina» a base di mozzarella, stracciatella, melanzana, caciocavallo, pangrattato con alici e burrata; Salvatore Lionello, napoletano, insuperabile nel cucinare la pizza vegana, o meglio «diversamente napoletana» preferisce dire lui; e Giuseppe La Polla, sardo, insuperabile nel sfornare pizze senza glutine. Tre «autorità» nel campo della pizza che ieri hanno messo sotto i denti 150 pizze diversissime tra loro. Alla fine, dopo 12 ore di serrata competizione, il verdetto.
premiati anche Marco Fuso, per la pizza più veloce (ha aperto 5 panetti di pizza in un minuto e 22 secondi) e la pizza più larga (diametro 1,6 metri) e Lorenzo Devolli per categoria pizza freestyle.
la pizza è uno dei piatti più flessibili che ci siano, basta poco per creare qualcosa di nuovo: è una tavolozza da colorare con ingredienti di ogni tipo. E se a colorarla sono chef stellati o giovani emergenti il risultato è d’autore. È nato così In-Fusioni, un format pensato da Denis Lovatel, pizzaiolo e titolare della Pizzeria Ezio ad Alano di Piave (Bl), dove saranno create pizze gourmet a 4 mani. Una ogni mese.
Impasto perfetto per farciture ricercate
La prima è stata realizzata da Lovatel e Francesco Brutto, chef di Undicesimo Vineria (Treviso), incoronato il “miglior chef emergente Nord 2016”. Insieme hanno creato “Pu’er”, una pizza bianca farcita con mozzarella fiordilatte, topinambur al forno, chips di cavolo nero, succo di cavolonero e infuso di Pu’er, un particolare the cinese. Nulla è stato lasciato al caso, anche gli abbinamenti sono stati studiati. Con questa pizza è consigliato un Riesling le cui uve nascono su un terreno vulcanico, dando a questo vino una spiccata nota minerale che ben si abbina ai sapori di terra del Pu’er. Se uno preferisce la birra è stata selezionata una Ipa artigianale.
La si può gustare sino alla fine di gennaio alla Pizzeria Ezio. Poi sarà il momento della seconda pizza d’autore: “El Brite De Larieto”. È frutto del lavoro congiunto tra Lovatel e Riccardo Gaspari, vincitore del premio Birra Moretti Gran Cru 2015, ora a a El Brite de Larieto, a Cortina d’Ampezzo, e prima al fianco di Massimo Bottura. Si tratta di una pizza bianca con mozzarella fiordilatte, geometria di lingua di manzo, salsa arcobaleno ai peperoni e foglie di spinacio croccanti.Al progetto In-Fusioni hanno già aderito anche Oliver Piras, chef stellato del ristorante Aga, Niimori Nobuya, chef del ristorante giapponese SushiB, e Italo Bassi, chef stellato, prima all’Enoteca Pinchiorri a Firenze e ora a Verona con il suo nuovo progetto “Confusion”. Gli altri nomi saranno svelati più avanti, assieme alle altre pizze in programma.
Denis Lovatel prosegue la tradizione famigliare nella Pizzeria Expo, che nasce nel 1977 da un’idea del padre Ezio. In questi anni è stata segnalata su diverse guide, ha ottenuto due spicchi su quella del Gambero Rosso, e fa parte dell’Alleanza Slow Food, una delle poche del Veneto. Il segreto di questo successo è l’impasto: leggero, croccante e digeribile. In grado di ricevere farciture ricche ed esaltarle. In-Fusioni vuole spingere al massimo questa capacità dell’impasto e creare così 12 pizze in edizione limitata assieme a uno chef.
(www.de-gustare.it)
Che cosa mangeremo nel 2016? Yelp, lo specialista nella ricerca delle migliori attività commerciali su base locale, lo ha chiesto alle sue attive community di Milano, Roma, Napoli e Firenze individuando così i trend che guideranno le scelte degli italiani in fatto di cibo e ristorazione. Non solo interessanti tendenze nazionali, ma anche particolarità locali e curiose differenze tra città e città.
Nel 2016 l’interesse per la cucina gourmet accomunerà i buongustai di tutta la penisola, da nord a sud senza distinzione: in particolare, risulterà vincente la scelta di abbinare ricette elaborate, presentazioni d’impatto e ingredienti di prima qualità “all’arte bianca”, nobilitando cibi di per sé semplici.
Ad esempio, a Roma e Milano promettono di spopolare panini e toast gourmet – che ben si adattano al ritmo frenetico delle due maggiori città italiane – mentre le pizze gourmet, caratterizzate da farciture che vanno dalla crema di cipolle caramellate ai salumi di nero casertano, andranno per la maggiore a Firenze e ovviamente a Napoli, patria per eccellenza della pizza.
L’Abruzzo trionfa al “World Pizza Contest and Innovative Cuisine”, campionato internazionale organizzato da Nip food tenutosi al Sigep 2016 di Rimini.
Il pizzaiolo teramano Massimiliano Di Gianvito tra i primi 10 nella categoria ‘pizza dessert’, Simone Pomante di Casoli di Atri (Teramo) terzo classificato nella sezione ‘pizza gourmet’, Vincent Di Marcello di Villa Zaccheo di Castellalto (Teramo) vice-campione di pizza vegana, con il suo secondo posto. Di Gianvito era nella “Squadra italiana pizzaioli professionisti”, Pomante ha impiegato una farina di produzione locale, Di Marcello ha proposto, su base preparata con farina di grano solina, una farcitura con crema di zucca, cime di rape al peperoncino, porro insemolato e fritto e mozzarella di latte di riso alla curcuma. “Ho gareggiato con pizzaioli di Giappone, Francia e Germania.
La scelta del contest ‘pizza vegana’ è il proseguimento di un percorso iniziato anni fa, con una gara in Salento al campionato di pizza ‘Trofeo Buongusto’, dove mi classificai secondo
Tutto ciò si riflette su leggerezza e digeribilità. Ma l’ innovazione più profonda è un’ altra, quella del gusto: stop a preparati e semilavorati, sole materie prime fresche e prodotti di alta qualità con una sensibilizzazione ai prodotti bio e a km0, quelli normalmente riservati alle ricette gourmet.E di più: accostamenti arditi e creatività ad affiancare la tradizione, in un’ ideale sintesi tra chef e pizzaiolo, tra fornelli e forno. Era il 2000 quando Giancarlo Casa, patron della Gatta Mangiona di Roma, sfornò la sua prima pizza gourmet: crema di ceci, baccalà affumicato e menta. Inventando una terza via: pizzeria né napoletana né romana; ingredienti inediti;. Da allora la pattuglia dei “nuovisti” si è allargata, trovando altri adepti. Ma ormai le nuove aperture non si contano, dimostrando che i pionieri avevano visto lungo.. Gli innovatori, dal canto loro, proseguono sulla propria strada. Da un lato confortati dal successo di pubblico, e dall’ altro convinti che dall’ incontro tra sapienza del pizzaiolo e maestria dello chef possa nascere qualcosa di interessante. Diverso, certo, ma eccitante. Non è allora un caso.
Non avete mai avuto la fortuna di visitare
Sigep? Sta per approdare a Rimini l’edizione 2016 del grande Salone : ecco tutte le informazioni utili, dalle date agli orari, fino agli eventi in programma.
L’itinerario di Sigep si snoda attraverso 6 sezioni tematiche, ovvero gelato, pasticceria, panificazione, pasta e pizza, food service e caffè. Curiosi di averne un assaggio? Anche quest’anno la fiera farà da location alla Coppa del Mondo della Gelateria, dal 23 al 25 gennaio, dove saranno chiamati a sfidarsi i più abili professionisti di pasticceria, gelateria e gastronomia del mondo; durante la rassegna, i mastri cioccolatieri lasceranno a bocca aperta il pubblico realizzando in diretta le loro sculture spettacolari.
Tutte le ultime tendenze della ristorazione “fuori casa” saranno esplorate all’interno di RHEX Rimini Horeca Expo, fiera nella fiera, mentre i più bravi pizzaioli del mondo daranno spettacolo nell’ambito di World Pizza Contest realizzando pizze dessert o gourmet, e ancora impasti gluten free e vegani (25 e 26 gennaio). Tra gli eventi da segnarsi in agenda anche “Farina e fuoco”, laboratorio permanente di impasti e lieviti per pane, pizza e pasticceria.
L'icona della cucina napoletana è il cibo "a domicilio" preferito dagli italiani secondo la statistica relativa agli ordini effettuati sulla piattaforma on line HelloFood“.
Pizza Margherita regina delle ordinazioni a domicilio
„
La cucina italiana in generale, si piazza al primo posto con il 43% degli ordini totali che arrivano sul portale. Dato interessante da rilevare, però, è che i gusti degli italiani si stanno diversificando sempre più, infatti, dopo quelli italiani, i piatti a domicilio più richiesti sul portale sono quelli della cucina mediorientale (29%), seguiti da quelli asiatici (25%) e dalla cucina greca che con il 3% occupa la quarta posizione.
La pizza, nello specifico, resta però salda in testa con ben il 39% degli ordini.
Tra le città in cui la pizza è più richiesta a domicilio ci sono Padova e Bologna, forse per l'alta concentrazione di studenti, seguite da Parma e da Pescara. A Milano, Ferrara e Siena spopolano gli ordini kebab, mentre a Palermo e Trento molto richiesti gli involtini primavera cinesi. La cucina giapponese è molto richiesta a Genova e Firenze. A Roma, Pescara e Napoli spopolano le richiesti di cibi tipici della cucina tradizionale: supplì, arrosticini e frittatine sbaragliano la concorrenza con il 34% degli ordini effettuati.
(napolitoday)
Non c'è nulla (o quasi) più italiano della pizza, amata da tutti e da molti considerata addirittura una vera e propria arte, i cui segreti sono tramandati di generazione in generazione da eccellenti maestri pizzaioli.
Ma come aprire una pizzeria e avviare un'attività in proprio di successo? L’iter burocratico per aprire una pizzeria è abbastanza lungo e complesso, ma avviare la propria attività nel campo della ristorazione ripagherà di sicuro tutta la fatica fatta.
Il primo step è quello di decidere se si vuole aprire una pizzeria da asporto oppure prevedere anche tavoli e sedie per mangiarla sul posto. Quello che cambia sono i costi iniziali per intraprendere l'attività: una pizzeria da asporto richiede un piccolo locale allestito con un forno a legna e un bravo pizzaiolo, mentre un locale in cui consumare la pizza sul posto richiede spazi più ampi, arredi adeguati e un maggior numero di persone che vi lavorano.
Quello che non cambia sono gli adempimenti burocratici necessari per aprire una pizzeria. Innanzitutto i locali devono rispettare le principali regole igieniche e urbanistiche e devono necessariamente ottenere un'autorizzazione sanitaria rilasciata dalla Asl.
Il passo successivo prevede di ottenere l'autorizzazione del Comune alla produzione e al commercio di cibo e bevande. Nel caso in cui il cibo sia da consumare nel locale è richiesta anche l'iscrizione al R.E.C., indispensabile per somministrare cibi e bevande, e quindi anche le pizze.
Una volta in possesso di tutti questi requisiti per aprire una pizzeria, si può presentare la Comunicazione Unica, che consiste in una pratica che racchiude tutte le richieste ai vari enti necessarie per aprire un'attività: all'Agenzia delle Entrate, al Registro delle Imprese, all'Inps e all'Inail. Tale pratica deve essere inviata all'Ufficio del Registro delle Imprese della Camera di Commercio, che si incaricherà di inoltrarla ai vari enti coinvolti.
A questo punto mancano soltanto la Segnalazione Certificata di Inizio Attività, la cosiddetta SCIA, e il piano HACCP, che consiste in un certificato che attesta l'igiene degli alimenti e delle attrezzature del locale.
Dopo aver concordato gli orari di apertura con il Comune n cui si trova la pizzeria e aver chiesto ed ottenuto, sempre dal Comune, l'autorizzazione per esporre l'insegna, l’iter burocratico per aprire una pizzeria può dirsi concluso.
Gli adempimenti burocratici da soli, però, non bastano ad aprire un'attività di successo. Per prima cosa bisogna valutare attentamente il luogo in cui aprire la pizzeria, preferendo quartieri residenziali o comunque zone in cui ci siano poche altre pizzerie, o addirittura nessuna, in modo da avere poca concorrenza. Per avere più chance di successo è bene offrire il maggior numero di servizi possibile, come ad esempio la consegna a domicilio, la vendita di bevande, una vasta offerta di pizze e così via.
Si può poi cominciare con la pubblicità, utilizzando mezzi più tradizionali come volantini e cartelloni, e altri più moderni, come campagne social o pubblicità online. Una buona strategia può anche essere quella di proporre delle offerte mirate a fidelizzare i clienti, ma la pubblicità migliore è sempre quella del passaparola dei clienti soddisfatti.
(Francesca Scarabelli )
Le pizze gourmet di Giulio Scialpi in Francia e Lussemburgo.
E’ passato più di un anno da quando ha conquistato il titolo di Campione del mondo della pizza classica ed ancora riesce a sorprendere tutti esportando gusti ed ingredienti
nostrani all’estero. Il pizzaiolo Giulio Scialpi è difatti reduce da un viaggio in Francia e Lussemburgo, paesi in cui ha fatto assaggiare le sue pizze gourmet . Dal 18 al 26 novembre il
campione nocese è stato ospite di due particolari ristoranti per cui ha deciso di inventare e preparare pizze d’eccezione con prodotti esportati dall’Italia, da Noci.
Per la sua prima trance di degustazioni, Scialpi ha fatto tappa al Ristorante La Piazzetta presso Mont-Saint-Martin – Lorraine in Francia. Qui, accolto da altri cuochi e pizzaioli nocesi, come il giovane Roberto Colucci, ha fatto assaggiare le sue pizze non convenzionali create solo per l’occasione in pieno stile Gourmet, ricevendo congratulazioni e numerosi complimenti. Nei giorni successivi è stata poi la volta di un altro ristorante lussemburghese.
L’ospitalità di questi ristoranti, ci ha confessato l’ex campione del mondo (ormai giudice), è stata magnifica. "Preparare nuove pizze per nuove occasioni è sempre un piacere, soprattutto quando ad accompagnarci sono i prodotti di casa nostra".
( Daniela della Corte )
E' già cominciato il periodo di Stage per molti dei neo pizzaioli della Scuola Pizzaioli Gourmet di Bologna.
Dopo le 40 ore di lezione in aula e laboratorio ora dovranno cimentarsi con la pratica in una vera pizzeria dimostrando tutta la capacità acquisita.
Durante le 100 ore di stage apprenderanno cosa vuol dire lavorare con tempi ridotti ed in spazi ridotti.
Che cos’è la pizza gourmet? Pizza tradizionale VS pizza gourmet: spesso sembra che questa sia una coppia in contrapposizione. Da un lato il piatto povero, la Margherita e la Marinara o le
classiche con ingredienti alla portata di tutti; dall’altro una pizza ricercata, che fa capolino fra i piatti da chef. È proprio così? A dare una definizione di pizza
gourmet sono stati i pizzaioli chiamati a rispondere al sondaggio fatto da Molino Quaglia: dato che negli ultimi tempi se ne parla tanto, di pizze da chef, l’azienda ha pensato di dare
la parola ai professionisti via web. Dieci le definizioni e quattro le risposte possibili. Un sistema informatico ha permesso di scartare chi gli eventuali tentativi di collegarsi due volte e
rispondere due volte al questionario. Dunque, dicevamo, dieci le definizioni: una pizza con ingredienti freschi e di stagione, una pizza servita con vini o birre di qualità superiore, una pizza
dal prezzo più alto, una degustazione di diversi tipi di pizze, una pizza servita a spicchi e non intera, una pizza dalla base croccante, una pizza legata alla tradizione del luogo, una pizza con
la base lungamente lievitata, una pizza a base di lievito madre vivo, una pizza 100% italiana in tutti gli ingredienti compreso il grano. La riposta con più voti è stata “una pizza 100% italiana
in tutti gli ingredienti compreso il grano”, seguita a stretto giro dalla pizza “con ingredienti freschi e di stagione”. L’ultimo criterio di valutazione è stato il prezzo. Una pizza gourmet, per
i pizzaioli, è dunque la pizza punto e basta, la pizza di qualità, niente più, niente meno. E questo, signori, non è poco! -
da restonews.com
Harrods riscopre una delle più celebri tradizioni italiane: fino a sabato 31 va in scena al celebre grande magazzino londinese Pizza Gourmet, un pop-up che per cinque giorni propone il meglio della pizza.
Per l’occasione Identità Golose, che ha organizzato l’evento, ha reclutato Franco Pepe e Simone Padoan, i due chef e specialisti della pizza più famosi, più sofisticati e più innovativi d’Italia, che vengono da tradizioni completamente diverse e propongono a Londra due versioni ben distinte della pizza. Entrambi figli d’arte, cresciuti accanto ai forni dei padri, hanno elaborato negli anni un proprio stile unico, uno più partenopeo e uno più ‘nordico’.
Cosa non fare per avere successo ?
Tempo di crisi, tempo di analisi e di messa a punto di ogni possibile strategia, idea o trovata per fronteggiare il calo dei consumi e ridare un po’ di respiro alla propria attività.
In questi tempi così stretti e incerti, viene pensato di tutto, abbiamo visto pizzerie che per rincorrere anche l’ultimo improbabile cliente si sono alquanto trasformate, spesso trasfigurate: c’è chi ha lavorato sul menù inventandosi proposte innovative. Forse troppo. Abbiamo letto di pizza al kebab, oppure di pizza panettone. Esotismi che però, a dire il vero attorcigliano spesso le budella.
C’è invece chi ha puntato nel dare più servizi ai clienti, allestendo un angolo o magari una stanza nella quale intrattenere i più piccoli affinché mamma e papà possano mangiare tranquilli. Una soluzione, questa, certamente utile e intelligente per attirare clienti, specie le famiglie.
Altri locali, per arrotondare hanno puntato tutto sulla dea bendata e fatto entrare slot machine e altre macchinette mangia soldi. In certi locali si possono ormai grattare ogni sorta di gratta e vinci e le pareti sono tappezzate di biglietti.
Attenti però ai clienti-giocatori accaniti, c’è il rischio che si giochino tutto prima che finiscano di mangiare. Poi quando devono pagare, vi voglio!
Alcuni per rilanciarsi hanno puntato sulla classica pubblicità. Gli slogan non sempre però sono il massimo dell’originalità.
“Da Mario, pizze da pazzi per pazzi di pizze” con questa affermazione state certi che clienti normali ne verranno pochi. Tuttavia potrà esserci il pienone con i clienti più stravaganti, quelli più bizzarri e strambi. Non mancheranno gli strampalati e paranoici. Buona la presenza di mattoidi e mentecatti. Maniaci anche che gradiranno soprattutto la pizza panettone.
Insomma per battere la crisi e rilanciare il locale se ne tentano di diverse e ci perdonerete se ci scherziamo sopra.
Però, per avere successo a volte, oltre a fare cose logiche ed intelligenti, bisognerebbe avere l’accortezza di “non fare”. Nel senso che ci sono delle cose, circostanze, iniziative che sono assolutamente controproducenti. Piccole cose assolutamente da non fare se si vuole avere successo.
Per esempio una cosa che manda letteralmente in bestia i clienti è quella di sentirsi dire: “No guardi, nel nostro locale non si fanno prenotazioni!” Mai e poi mai rispondere in questo modo, dà la supponente idea di essere un ristorante stellato di quelli da duecento euro a coperto. Se tutto va bene il cliente chiuderà il telefono e vi manderà a quel paese, sempre che non vi ci mandi a telefono aperto.
Disastro poi se, ad esempio, un cliente che ha prenotato un tavolo arriva e trova il suo tavolo occupato. Oltre alla pessima figura e alla lavata di testa, è certa al 100% la perdita definitiva del cliente bidonato. Altra cosa da non fare mai e poi mai è quella di dire al cliente: “Sono le 9,00, avremmo un tavolo libero, che però è prenotato per le 10,00. Possiamo darlo solo se mangiate in fretta e lo lasciate subito!”
Il minimo che il cliente potrà dirvi è: “No grazie, preferisco andare a farmi un panino al chiosco, faccio prima, pago meno e soprattutto evito di sopportarti per un’ora”.
Un’altra cosa che nei locali dà un fastidio bestiale (con tutto il rispetto per le bestie, anch’esse creature di Dio) è quella di trovarsi serviti dal cameriere amicone. Quello che vuole far il simpatico a tutti i costi, il fine tuttologo che ronza intorno al tavolo come un moscone, sempre pronto a chiedere se va tutto bene, pronto a riempire i bicchieri. Una presenza inquietante che mette ansia e fa passare l’appetito.
Quindi per favore cari ragazzi/e camerieri: muti. Parlate solo se richiesto e lasciate liberi i clienti: è l’unica speranza di vedervi riconosciuta qualche mancia, che in questi tempi di crisi si sono maledettamente ridotte.
Altra ansiogena e controproducente presenza è vedere gironzolare fra i tavoli il pizzaiolo o lo chef (scusa ma in cucina non hai un cavolo da fare?) Gira e rigira e chiede, lancia sguardi, pone domande mielose e retoriche solo per ricevere un complimento di cui il suo ego è affamato.
“Come va, tutto bene, buona la pizza?”
Risposta del cliente: “La pizza che ho appena mangiato sarà sicuramente indimenticabile”.
“Grazie, grazie” risponde compiaciuto il gran professionista della pizza. “Ma che ha capito?” vorrebbe puntualizzare il cliente “Indimenticabile perché stanotte me la ritroverò sullo stomaco e sicuramente non dormirò”.
Ma, siccome è un cliente educato non lo dirà.
Non è opportuno andare in trincea: sia per non molestare i clienti né tantomeno per correre inutili rischi.
Il mestiere di ristoratore deve avere i requisiti della semplicità e della spontaneità.
Semplicità anche nei menu dove spesso, per stupire a tutti i costi con effetti speciali, si propongono pietanze con termini criptici che non invogliano a una scelta serena.
Stesso discorso quando si deve pubblicizzare il locale, magari su qualche blog e sito specializzato.
Evitare commenti artefatti e spudoratamente fasulli e fornire invece le informazioni essenziali che spesso mancano per consentire ai potenziali clienti una scelta oggettiva.
Semplicità e spontaneità sono gli ingredienti del successo, i quali in fondo sono gli ingredienti principali con cui è fatta la pizza. La pizza al Kebab e quella al panettone lasciamole alla loro originaria bontà, così come lasciamo stare le prenotazioni impossibili, i camerieri chiacchieroni e gli chef da sfilata.
(ristonews.com)
Cambiano i gusti, si diversificano le richieste ed ecco che i
pizzaioli son costretti a proporre
diversi prodotti per accontentare le esigenze di una più vasta clientela.
I laboratori si sono dovuti ampliare e adeguare ai tempi inserendo celle di lievitazione, celle frigo per una giusta maturazione degli impasti, abbattitori per sveltire il lavoro ed impastatrici di vario formato. Oggi, senza queste
macchine, lavorare sembra impossibile ed è per questo che
conoscerle diventa necessario. Dato l'elevato costo non sono accessibili a molti ma esistono scuole che, come la nostra , le mette alla portata di tutti.
Avere una buona conoscenza delle migliori tecnologie che riguardano il proprio settore è una NECESSITA'.
Mancano pochi giorni all 'inizio del corso di Pizzaioli Gourmet organizzato in collaborazione con l'ISCOM di Bologna e Scuola Pizzaioli Gourmet. Martedì 13 ottobre alle ore 09:00 gli allievi si ritroveranno nel laboratorio di via Cesare Gnudi, 5 per imparare uno dei mestieri più richiesti in Italia ed all'estero. Il corso è prettamente pratico e sin dalla prima lezione comincerà il laboratorio che costituisce il 90% delle lezioni. La novità rispetto a TUTTE le altre scuole è la presenza di un cuoco per sensibilizzare i futuri pizzaioli ad un utilizzo di materie prime di maggiore qualità.
IL corso si concluderà con un saggio ed il rilascio del diploma previo un test ed un esame finale .Pochi i posti ancora a disposizione per info : 3924619390
Non una qualunque, ma una vera napoletana. Dalla lievitazione lenta e dall’impeccabile impasto di lievito madre. Una raffinata partenopea su cui fanno capolino inedite combinazioni, materie prime scelte e originali farciture che avrebbero ragion d’essere anche da sole.
Ricercata, estrosa, verace, la nuova miss dei lievitati proposti all’ombra della Madonnina è la pizza de La Taverna Gourmet. Qui, un concept innovativo trasforma le belle di farina in attrici protagoniste della nobile ars gastronomica.SE LA PIZZA SI FA GOURMET
La nuova insegna di Via Maffei 12 nasce da un'idea del patron Davide Iannaco, cresciuto nelle pizzerie di famiglia, la Taverna di Via Anzani e l’Altra Taverna di Via Cadore. È lui che ha deciso di accendere i riflettori sulla pizza gourmet, proponendo un prodotto di alta cucina, servito in uno spazio curato e disinvolto, progettato dall'interior designer Silvana Barbato.
Tra divanetti color petrolio, atmosfere Fifties e mood d'Oltreoceano, il fuoco del forno a legna gestito dal pizzaiolo Vincenzo Masi incontra l’arte dello chef Leonardo Giannico. E sfilano attraenti creature che sfoggiano ingredienti d'eccellenza e basi originali. Accanto all'impasto classico e di farina integrale macinata a pietra, ecco quello al centrifugato di basilico e al nero di seppia.
Impasti che diventano veri e propri podi su cui sale tutta la creatività gastronomica: si va dalla Margherita Gourmet con Pomodoro del Piennolo, bufala dop, basilico verde e rosso alla sorprendente Scampi cacio e pepe, dalla MarinNera con gianchetti e colatura di alici di Cetara alla pizza con acciughe del Cantabrico, stracciatella, melograno e finocchio, passando per quella con tonno rosso scottato, cipolla rossa, arancia, finocchietto, mandorla tostata e cetriolo.
Ospiti in carta, le pizze ideate ad hoc da importanti cuisinier che per l'occasione diventano gli stylist delle miss. Il primo è Roberto Di Pinto, executive chef del Bulgari Hotel, che induce in tentazione con pluma di maialino iberico, gambero e guacamole, branzino e lardo di Colonnata. Piccoli gioielli serviti a spicchi al centro del tavolo, da condividere in una nuova convivialità dal piglio autenticamente gourmet.
La Scuola Pizzaioli Gourmet, a ottobre, inaugura i corsi per acquisire una preparazione completa per candidarsi nel mondo
del lavoro.
Per formare nuovi pizzaioli e per confermare la pizza come piatto di alta cucina, a Bologna (via Cesare Gnudi n. 5) è nata
la “Scuola Pizzaioli Gourmet” in collaborazione con ISCOM-BOLOGNA (Ente accreditato dalla Regione Emilia Romagna) il cui
primo corso partirà agli inizi di ottobre 2015.
In tutto il mondo parlare di pizza fa venire in mente l’Italia. Insieme a tante altre nostre eccellenze enogastronomiche,
la pizza è un prodotto che tutti ci invidiano e che, da sempre, provano ad imitare non sempre con successo. La pizza non
è solo gustosa ma è anche un alimento completo, sano e naturale, capace di soddisfare il palato di persone di ogni età ed
estrazione sociale.
Nata a Napoli nel XVI secolo, ma conosciuta in forme diverse anche in epoche precedenti, la pizza si adatta perfettamente ad
ogni occasione da un aperitivo ad una goliardica cena tra amici, da un veloce spuntino ad una serata tra raffinati gourmet.
Inoltre, anche se la Pizza Margherita è quella più semplice e conosciuta, le varietà sono infinite e trovano un limite solo
nella fantasia del pizzaiolo.
Un patrimonio così importante va preservato, valorizzato, promosso e tramandato alle future generazioni soprattutto se si
tiene conto che è un prodotto che non morirà mai e che rappresenta un’inesauribile fonte occupazionale sia in Italia che
all’estero.
Avviare una pizzeria, soprattutto al taglio o da asporto, non richiede investimenti elevati e non si comprende perché tanti
giovani italiani non prendano in considerazione le opportunità offerte da questa professione la cui domanda di prodotti non
soffre di crisi. Per contrastare la crisi occupazionale dovremmo metterci maggiormente in gioco, diventare imprenditori di noi
stessi e rivalutare tante attività artigianali che hanno perso attrattività.
La Scuola Pizzaioli Gourmet di Bologna ambisce a diventare uno fra i più prestigiosi poli formativi del nord Italia nell’ambito
della preparazione della pizza e si caratterizzerà per una particolare attenzione all’uso di farine selezionate, alle lunghe
lievitazioni e ai lieviti naturali, all’utilizzo di prodotti biologici e di origine controllata. Oggi il pizzaiolo non deve
essere soltanto un bravo impastatore ma deve avere una conoscenza approfondita degli alimenti, delle loro proprietà nutrizionali
e delle caratteristiche anche per accontentare una clientela molto esigente, spesso affetta da intolleranze alimentari che sono
sempre più diffuse.
Programma dei corsi della Scuola Pizzaioli Gourmet
Il primo corso professionale di Pizzaioli Gourmet, che inizia ad ottobre, avrà una durata di circa 140 ore distribuite nell’arco
di 4 settimane e 100 ore di stage. Le ore saranno così suddivise:
10 ore di teoria;
30 ore di pratica;
100 di stage formativo.
Insegnanti professionisti ed esperti nell’arte della pizza impartiranno una formazione completa affinchè si possa gestire
l’intero ciclo di produzione, dalla selezione delle farine e degli ingredienti, alla gestione degli impasti, dall’ultilizzazione
delle attrezzature alla cottura del prodotto finito.
Al termine del corso, tramite un saggio finale, si valuterà il grado di apprendimento con un test scritto ed uno pratico.
Ogni allievo dovrà presentare un prodotto originale da lui pensato e creato e una giuria di esperti del settore valuterà
la preparazione secondo i criteri seguiti ai mondiali per pizzaioli: gusto, cottura e presentazione. Al superamento
dell’esame verrà rilasciato un attestato spendibile immediatamente sul mercato del lavoro in italia e all’estero.
Teoria: cenni storici, merceologia, ingredienti (caratteristiche, scelta e preparazione), tecniche di conservazione,
forni elettrici e forni a legna, componenti della farina, norme igienico-sanitarie H.A.C.C.P., presentazione, economia
gestionale, presentazione sul posto di lavoro e panificazione con forni pizza.
Pratica: impasti (diretti, indiretti, integrale soia, kamut, cereali, preparazione, personalizzazione),
farine (tipologie e caratteristiche), lievitazione (dosaggi, tempi e temperature), maturazione, porzionamento,
apertura, farcitura (metodi, abbinamenti, stile), linea ingredienti velocizzazione, cottura (tipi di forni,
tecniche e temperature), derivati della panificazione (bruschette, calzoni, panini, piadine, crescioni, pizza al taglio),
decorazione. Ciclicamente verranno invitati produttori di materie prime per pizzerie per seminari didattici.
Cosa riceveranno gli allievi
Copertura assicurativa;
dispense (quaderni teoria-pratica e opuscoli attrezzature-farine);
materie prime;
utilizzo di attrezzature professionali di altissimo livello;
attestato di profitto finale ( Ente accreditato dalla Regione Emilia Romagna);
presenza di un tutor per tutta la durata del corso;
consulenza post-corsuale;
assistenza allo stage;
attestato HACCP;
nozioni sicurezza sul lavoro.
Per ulteriori informazioni anche sugli altri corsi, è possibile contattare la Scuola oppure contattare il
sito www.scuolapizzaioligourmet.it.
SCUOLA PIZZAIOLI GOURMET
Sede corso : Via Cesare Gnudi n. 5, Bologna (ISCOM)
Informazioni: Tel. 392.4619390 –
E-mail: scuolapizzaioligourmet@gmail.it –
www.scuolapizzaioligourmet.it
di Enzo Radunanza ( www.gazzettadelgusto.it)
Qualche consiglio su come valutare il corso adatto a te nella giungla di proposte che offre il mercato : pensa bene e spendi con cura il tuo tempo e le tue risorse.
Quasi metà dei pizzaioli non sono italiani. Un settore che ancora cresce con 6.000 posti di lavoro ancora disponibili.
„
In Italia più di quattro pizzaioli su dieci sono stranieri e nel
settore ci sarebbero disponibili ben 10mila posti di lavoro.
La pizza viene fatta quasi per la metà da professionisti che non
hanno origine italiana . Almeno 100mila sono i lavoratori fissi nel settore della
pizza, a cui si aggiungono altri 50 mila nei fine settimana, come spiegano
dall'Accademia dei pizzaioli. Di questi 65mila sono gli italiani mentre
20 mila gli egiziani e 10 mila i marocchini.
Un business che solo in Italia ha raggiunto i 10 miliardi di euro, nelle
circa 63mila pizzerie e locali per l'asporto, taglio e trasporto a domicilio.
Ogni giorno si sfornano circa 5 milioni di pizze per un totale di un
miliardo e mezzo all'anno secondo la Fipe. Ma i maggiori "mangiatori"
sono diventati gli Stati Uniti che fanno registrare il record mondiale
dei consumi con una media di 13 chili per persona all'anno, quasi il
doppio di quella degli italiani che si collocano al secondo posto con
una media di 7,6 chili a testa.
CONTATTO CON IL MONDO DEL LAVORO
Gli allievi che avranno frequentato almeno l’80% delle ore di laboratorio pratico, completeranno la loro formazione con un’esperienza di stage presso importanti aziende del settore.
A Scuola di gusto, attraverso l’accordo con Jobter, Agenzia di Ricerca e Selezione del Personale per il Terziario - commercio, turismo e servizi - di Confcommercio Emilia Romagna, mette a disposizione di tutti i partecipanti un importante strumento per la ricerca attiva del lavoro. Attraverso il portale Jobter, è possibile incrociare domanda e offerta rafforzando ed ampliando le opportunità di contatto delle persone, con le aziende che operano in tutta Italia.
DOCENTI
RICCARDO SCAIOLI
Pizzaiolo esperto in aperture di locali in Italia e all’estero. Vanta oltre trenta aperture che variano dalla pizzeria d’asporto al locale con oltre mille posti a sedere. Esperto nell’organizzazione della cucina, degli acquisti, della preparazione della linea e della sua conservazione. Ha una formazione di alto livello sul lievito naturale, sulla biga e sui vari tipi d’impasto (pizza napoletana, pizza in teglia, pizza in pala alla romana, pizza tramonti). Esperto nella preparazione dei topping per pizza e della pizza Gourmet.
Ha partecipato 3 volte ai Campionati del mondo di Salsomaggiore (1998-2001) vincendo il premio per la migliore coreografia .
Nel 2004 ha vinto il 1° premio al Campionato regionale di velocità a Vicenza.
Ha partecipato a tutti i sei Simposi dell’Università della pizza (dal 2006 al 2012) .
Ha all’attivo uno studio personale su un nuovo tipo di impasto: la “Pizza Piuma”.
ATTESTATO
Al termine del corso, ai partecipanti che avranno frequentato almeno l’80% del corso e superato con esito positivo l’esame finale, verrà rilasciato un attestato di frequenza. Gli allievi presenti al relativo modulo riceveranno inoltre l’attestato HACCP, obbligatorio per svolgere professioni in ambito alimentare.
COSTO
€ 1050,00 (iva 22% inclusa)
Possibilità di finanziamento: 12 rate a tasso zero
La quota d’iscrizione comprende:
1 visita didattica ad una pizzeria
1 grembiule con logo della scuola
1 cappello
1 maglietta
Materiale didattico
SEDE DEL CORSO
Laboratorio a Scuola di gusto
Via Cesare Gnudi 5 - 40127 Bologna
CONTATTI
Tel. +3924619390
scuolapizzaioligourmet@gmail.com
Pare che ad Expo la migliore pizza sia quella del Padiglione del biologico (nel Parco della Biodiversità) ad opera di Matteo Aloe. Lo chef ha transitato anche al Joia dell’alta cucina naturale vegetariana di Pietro Leemann, poi ha aperto Berberé light pizza & food a Castel Maggiore nel 2010. Quindi, nel 2013, Alce Nero-Berberè, nel centro di Bologna, in collaborazione con uno dei migliori marchi di produzione alimentare bio. Infine, nel 2014, Berberè craft pizza & beer a Borgo San Frediano a Firenze ed è in procinto di approdare, in autunno, anche a Milano, in zona Garibaldi-Isola, con un nuovo Alce Nero-Berberè.
Le regole di Matteo per la pizza «light e slow» sono poche ma ottime: artigianale, con solo lievito madre, fermentazione a 26° per 24 ore, farine di più varietà ed estrema qualità, mozzarella casertana e pugliese, pomodoro Alce Nero. Nel menu, accanto alle classiche, una sperimentale con gorgonzola, frutta secca e miele di castagno. Prezzi tra 6,50 e 14 euro, perché - seppur pizza gourmet, anzi bio-gourmet - Aloe vuol rompere lo stereotipo del gourmet a peso d’oro «con un prezzo d’attacco democratico». Ma sono vari gli stereotipi della pizza che Matteo mette in discussione. Tra le altre cose, rende possibile gustarla accompagnandola con cedrata e chinotto (oltre alla classica birra, ma artigianale e a vini esclusivamente bio e biodinamici), senza essere accoltellati. Come invece avverrebbe con altri chef caratterizzati da quello che chiameremo «nazismo culinario». Ne sa qualcosa Dany Mitzman, una povera giornalista della BBC che giorni fa in una pizzeria di Bologna, dove risiede, ha avuto l’idea di chiedere una «marinara con mozzarella». Alla richiesta di Dany, la pizzaiola Emanuela ha strabuzzato gli occhi. Non ha tenuto per niente in considerazione il fatto che - essendo suo lo stomaco, il gusto pure, il portafogli idem - la cliente potesse aver diritto di soddisfare un uzzolo, anche se fuori dalla norma. No, la pizzaiola ha affermato perentoria e inorridita: «Marinara con mozzarella non esiste! Al massimo, posso fare una margherita con l’aglio...» (in realtà, non è la stessa cosa: nella margherita ci va il basilico. Quindi, per rispettare il canone, Emanuela avrebbe dovuto proporre una margherita con aglio e origano e senza basilico). Dany Mitzman è rimasta talmente scioccata che ne ha fatto un resoconto su BBC magazine: «La pizza mi ha insegnato che la logica può essere soggettiva», ha scritto, «e che questa logica soggettiva può essere culturale. E che, in un certo senso, io qui sarò probabilmente considerata sempre una straniera ignorante». È evidente che la richiesta della giornalista fosse un ossimoro. Come ordinare sashimi cotto al sangue, bistecca alla fiorentina «Bella abbrustolita, eh! Come gli arrosticini di quel signore!» oppure caffè col sale in luogo dello zucchero.
Un cuoco italiano nel Dna, oltre al gusto maniacale per il cibo italiano, ha anche quello per la sua difesa (conosco molti uomini che non sono mai entrati in un ristorante non italiano e mai ci entreranno, nemmeno se prometti loro di starci a fine cena). Però, lo chef non è il custode delle Tavole della Legge, può fare anche ricerca e varianti. Perseverare nell’applicazione militaresca della regola può condurre al bigottismo: è come se qualcuno rimandasse in cucina il risotto alla milanese di Gualtiero Marchesi perché contiene «un quadrato dorato non previsto dalla ricetta originale» (la famosa, meravigliosa foglia d’oro alimentare).
Expo ha il merito di dire al mondo quanto siamo attenti, sempre di più, al cibo. Un’attenzione positiva, non da complottisti del tumore a mezzo pizza, come emergeva dalla puntata di Report della Gabanelli questo inverno. Però talvolta l’attenzione diventa eccesso. Se continuiamo così, tra un po’ qualcuno armerà anche la battaglia contro il «lievito madre»: per evitare discriminazioni di genere, si proporrà di chiamarlo «lievito genitore 1».
Cari chef: vogliamo - come dice Maria De Filippi - ricostruire un rapporto col cliente, rendendolo meno talebano? Matteo Aloe ci ha detto: «Quando andiamo fuori a cena in un ristorante poche volte chiediamo ai camerieri di fare un piatto di pasta scegliendo 3 o 4 ingredienti tra quelli proposti in menù. In pizzeria si usa fare spesso. Noi abbiamo deciso di non concedere troppe modifiche, considerata l’alta qualità degli ingredienti che utilizziamo. Sul menù riportiamo la frase: “Non si effettuano modifiche agli ingredienti delle pizze”. Se ci viene chiesto di aggiungere un ingrediente portiamo un piattino a parte, per esempio con un etto di salume appena tagliato. In questo modo è salvata la qualità e il controllo di produzione e, in primis, la felicità del cliente».
Beh, il piattino a parte è già un’apertura.
di Gemma Gaetani ( www.liberoquotidiano.it )
NAPOLI- Da sabato 11 luglio Spicchi d’Autore, la pizzeria gourmet vomerese di via Gino Doria, lancia il suo menu estivo caratterizzato dalla presenza di due fresche novità: le pizze-insalata e gli spicchi-cocomero.
Cinque le pizze-insalata e quattro gli spicchi-cocomero ideati da Giuseppe Gargiulo e Loredana D’Angelo, rispettivamente consulente marketing e titolare del locale partenopeo.Le prime consistono in cornicioni di pasta cotti al forno al cui centro vengono collocate le insalate gourmet a base di prodotti ortofrutticoli freschi dell'azienda Agriselva. Originale la preparazione dei cornicioni che il maestro pizzaiolo Mimmo Esposito realizza incidendo il centro del disco di pasta con una spatola in modo da formare una serie di triangoli che vengono ripiegati sui bordi. Questa particolare lavorazione fa sì che il calore della pizza appena uscita dal forno non vada a intaccare la freschezza delle insalate. Ogni pizza-insalata si ispira a un’area della Campania di cui vengono impiegate le tipicità. Si va dai pomodori cuore di bue della “Sorrentina” alle arance della Costiera nella pizza “Amalfitana” per arrivare ai fichi bianchi del Cilento presenti nella “Cilentana”.Gli spicchi-cocomero, invece, che si ispirano alle americane "Watermelon Pizza" sono angurie tagliate a fette guarnite con frutta di stagione e prodotti di eccellenza del territorio, impreziosite da scaglie di cioccolato Foresta e tartufi Cico Cico grazie alla patnership esclusiva con Gay-Odin storico brand napoletano del cioccolato. Il connubio tra il cioccolato di Gay-Odin e i prodotti campani come la ricotta fresca salata di Montella o il caprino cilentano consente di dare vita a una proposta rinfrescante unica nel suo genere che abbinata alle innovative pizze-insalate rappresenta la vera novità della pizza gourmet dell'estate 2015.
Per un anno, una pizzeria di Philadelphia offre la possibilità ai suoi clienti di offrire una fetta di pizzai poveri utilizzando semplice post-it!
"Di La Rosa Fresh Pizza" è una delle pizzerie che offre pizza 1 dollaro.
Ma ciò che lo rende diverso dagli altri, è l'idea che ha avuto Wartman Mason, il suo fondatore: contro un $ 1, è un post-it attaccati a una parete tutti potranno far beneficenza al prossimo omaggiandoli gratuitamente di un trancio di pizza.
Mason ammettere che ho avuto questa idea dopo che un cliente gli aveva chiesto se poteva pagare in anticipo una pizza per una persona povera. Toccato dal gesto, il boss ha deciso di mettere un post-it su una parete , valido per una fetta di pizza a chiunque lo voglia . La storia ha avuto luogo nel 2014.
Un anno dopo sono 8300 porzioni , che sono state distribuite ai bisognosi attraversogenerose donazioni da parte dei clienti !
Iniziativa semplice che ha scatenato un'ondata di vera generosità .
Altrettanti biglietti di ringraziamento sono stati appesi alla parete ...così il cerchio si chiude.
IL CAMION PIZZA...COSì FAMOSO IN FRANCIA
Il camion-pizza offre la vera pizza pizza fatta in loco.
Non ha nulla da invidiare alle pizzerie: un buon professionista può fare
deliziose ricette pizza, preparata in fretta di fronte al cliente, a volte molto competitivo
e servito con un sorriso e più. Perché l'usabilità è sicuramente la parola d'ordine della pizza camion.
Attualmente, ci sono circa 6.000 le pizze di camion in tutta la Francia.
La nascita del camion della pizza
Il camion-pizza è nato nel 1962 nella città di Marsiglia ed è un figlio di Jean Meritan che ha avuto l'idea. E 'stato ispirato da un modello di
commercio che ha notato nel corso di un soggiorno in Spagna: furgoni, veri generi alimentari
itineranti, si è trasferivano a vendere le necessità a persone isolate. E 'quindi adatta il concetto
alla pizza. E così dagli anni '30 girava per
le strade della città, alla guida di un camion trainando il forno a legno, provocando
stupore e la meraviglia di Marsiglia. Tuttavia fu un successo
e l'idea è stata finalmente ripresa in tutta la Francia.
I vantaggi e gli svantaggi di un camion di pizza.
Molti imprenditori vedono il camion pizza come un trampolino di lancio prima di aprire un ristoratore
tradizionale: meno di capitale iniziale per un'attività sedentaria, meno burocrazia. Una pizza camion è scambiato
da 4 000 a 40 000 euro secondo la sua capacità e le attrezzature: investimento molto meno pesante di quella
richiesta aprendo una pizzeria.
Tuttavia, si deve far fronte alla spazio confinato, che richiede una buona
organizzazione dei lavori. Il camion potrebbe essere mobile, deve anche rispettare tutte le
regole di igiene imposto a tutte le attività ambulanti. Infine,rimane la concessione dei luoghi dove esercitare
che dipende da concessioni comunali spesso con normative diverse da comune a comune.
Aprire il camion pizza richiede avere un vero talento menageriale tra
lo stock di gestire la manutenzione dell'igiene
e il poco spazio limitato disponibile. Inventato 50 anni fa sta ancora godendo di una vera e propria
fase di successo.
Tra pochi giorni Expo festeggerà con una grande festa uno degli alimenti più amati in tutto il mondo: la pizza.
In quei giorni, dal 15 al 21 giugno, all’interno del sito dell’esposizione universale di Milano, infatti, si celebrerà la Settimana Mondiale del Pomodoro. E parlando di pomodoro come non pensare alla pizza?
La pizza, cibo di strada, come tale di strada ne ha fatta dal lontano 1889 quando Raffaele Esposito creò la “Margherita” in onore della regina d’Italia.
Oggi è uno dei piatti più conosciuti, consumati, riprodotti, trasformati e reinventati su tutto il pianeta e non poteva mancare in Expo.
Ecco che, con questa grande festa, anche la pizza avrà il suo momento di gloria condivisa. Sarà un vero e proprio Guinness dei primati; infatti, una pizza lunga 1,5 chilometri sarà realizzata sabato 20 giugno e sarà distribuita gratuitamente a tutti i visitatori. Cinque tonnellate di margherita, frutto del lavoro di 60 pizzaioli provenienti da tutte le regioni d’Italia e selezionati da NIP (Nazionale Italiana Pizzaioli), che per 18 ore consecutive impasteranno, farciranno e cuoceranno la pizza di Expo.
La festa della pizza sarà solo uno dei momenti di celebrazione che coinvolgeranno i visitatori di Expo 2015 nel corso della settimana mondiale del pomodoro. Infatti, la settimana si aprirà il 15 con un altro cibo straordinario e straordinariamente universale: il pane. Alla festa del pane parteciperanno tutti i Paesi presenti a Expo e le organizzazioni della società civile, in un momento di condivisione di conoscenze ed esperienze unico e travolgente, come ha sottolineato il Commissario Unico di Expo Giuseppe Sala: “Queste feste rappresentano la sintesi tra divertimento, degustazioni e dibattito; così come abbiamo sempre creduto dovesse essere l’elemento fondante degli eventi organizzati all’interno del sito espositivo”.
Un messaggio importante, per celebrare, dopo il latte festeggiato nei giorni scorsi, un altro alimento fondamentale per noi italiani e per tutti. Il ministro Maurizio Martina ha definito la pizza: “Un grande simbolo dell’Italia e del saper fare italiano. La festa della pizza sarà l’occasione per esaltare il pomodoro, un altro importantissimo prodotto italiano”.
Durante la settimana dedicata al pomodoro non mancheranno le occasioni di approfondimento, per far scoprire ai visitatori i valori della sua filiera, ma soprattutto per apprezzarne le virtù assaggiando l’eccezionale pizza che si snoderà lungo tutto il Decumano: un chilometro e mezzo di bontà tutta italiana.
( Marina Caccialanza )
Casa madre a Faenza e secondo locale a Milano Marittima, la pizzeria ‘O Fiore mio propone una pizza
di qualità con ingredienti selezionati tra le più interessanti del nord Italia, premiata negli
ultimi due anni con i Tre Spicchi della guida Pizzerie d’Italia del Gambero Rosso. Dal 20 dicembre scorso a Bologna con un nuovo format: pizza in teglia da passeggio nel pratico formato
“al quadretto”.
‘O Fiore Mio, la pizzeria di Davide Fiorentini e Matteo Tambini, ottiene da due anni consecutivi i Tre Spicchi della guida Pizzerie d’Italia del Gambero Rosso.
Lievito madre e farine integrali per una pizza ispirata ai classici napoletani servita anche a
spicchi nella formula degustazione. Ma anche interpretazione moderna del genere, sostenuta dall’alleanza con i produttori di una filiera corta che valorizza il territorio (non solo quello romagnolo).
L’olio, per esempio, racconta la storia di una cultura di qualità che unisce la Penisola da Nord a Sud, dall’oliva nostrana di
Brisighella della Tennuta Pennita all’extravergine di Bonfanti in quel di Noto.
Dal 20 dicembre ‘O Fiore Mio Pizze di Strada arriva nel centro di Bologna, in Piazza Malpighi 8, nel cuore nevralgico della città. Formula che vince non si cambia, ma si rinnova (adattandosi ai ritmi cittadini): le basidi partenza saranno sempre lunghe fermentazioni e impasti ricchi di fibre, ma la proposta bolognese virerà sulla pizza in teglia, quella romana, leggera e digeribile. Nel formato al quadretto. Ancora materie prime di qualità e ingredienti selezionati nella Penisola e scelti sulla base della stagionalità, che orienterà le proposte al banco. Pizza da passeggio,quindi, ma disponibile anche nel formato maxi 40x60 centimetri, da portare a casa.
( www.gamberorosso.it )
Il Campionato Mondiale della Pizza è la più grande vetrina mondiale dedicata alla pizza, il piatto italiano più conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Giunto alla 24esima edizione, il Campionato Mondiale della Pizza raccoglie la migliore tradizione culinaria del Belpaese declinandola secondo i gusti e le esperienze di tutti i concorrenti in gara.
Partecipanti e visitatori La manifestazione ha attirato a Parma più di 600 concorrenti provenienti da tutto il mondo, e più di 6000 visitatori, durante i giorni di gara e nelle giornate immediatamente successive e precedenti alla manifestazione. Queste le nazioni rappresentate: Italia, Francia, USA, Gran Bretagna, Spagna, Brasile, Australia, Cina, Giappone, Olanda, Belgio, Germania, Polonia, Romania, Bulgaria, Canada, Marocco, Algeria, Egitto, Svezia, Albania, Austria, Cuba, Kazakistan, Lussemburgo, Macedonia, Moldavia, Principato di Monaco, Norvegia, Pakistan, Russia, Slovacchia, Svizzera.
Le gare
Al Campionato Mondiale della Pizza si svolgono ben 11 competizioni di pizza e di cucina che spaziano dalla Pizza Napoletana tradizionale ( mozzarella di bufala campana, pomodoro San Marzano e basilico), per arrivare alle nuove frontiere della pizza gourmet:
• Pizza Classica
• Pizza in Teglia
• Pizza Napoletana STG
• Pizza in Pala/metro
• Pizza Senza Glutine
• Pizza a Due ( gara che abbina pizzaiolo e chef, una vera e propria esperienza gourmand di alta cucina in pizzeria)
• Pizzaiolo più veloce
• Pizza più larga
• Stile libero
• Trofeo Heinz Beck...I primi piatti in pizzeria ( gara riservata agli chef dei ristoranti/pizzeria)
• Trofeo Parmigiano Reggiano.
Le aziende La Pizza è sinonimo di italianità e qualità. Al Campionato Mondiale della Pizza sono presenti le più importanti realtà produttive del settore, conosciute ed apprezzate in tutto il mondo, per la qualità, la serietà e la garanzia di eccellenza che solo il Made in Italy può offrire. La vetrina mondiale della pizza è anche questo: ricerca e innovazione su un settore che in Italia conta più di 50mila pizzerie, e che all’estero cresce sempre di più, imponendo la Pizza tra i piatti più consumati al mondo.
Ospiti d’onore del Campionato Mondiale della Pizza Ogni edizione del Campionato Mondiale della Pizza conta sulla presenza di un padrino o di una madrina d’eccezione. Nel corso delle ultime edizioni ci sono state le partecipazioni, tra gli altri, di Rossella Brescia (madrina dell’edizione 2012) e Valeria Marini (madrina dell’edizione 2014). Madrina dell’edizione 2015 sarà l’attrice, presentatrice e cantante napoletana Serena Autieri.
Location Il Campionato Mondiale della Pizza dal 2013 si tiene a Parma, all’interno del Palacassa – Fiere di Parma. La scelta è strategica grazie alla centralità della cittadina nella Food Valley, il punto di riferimento delle più importanti realtà produttive della filiera alimentare italiana. A questo si aggiungerà la concomitanza con Expo 2015, che fungerà da cassa di risonanza per il Campionato Mondiale della Pizza.
( fonte www.italiachiamaitalia )
Vi è mai venuto in mente, entrando in una pizzeria di ordinare una capricciosa, una diavola od una quattro formaggi accompagnata al vino piuttosto che alla classicissima birra? Molto probabilmente no perchè da che mondo e mondo la pizza DEVE essere accompagnata dalla birra!!!, Perchè così vuole la consuetudine e la tradizione ma a pensarci bene l’abbinamento della pizza con un buon bicchiere di vino non sarebbe altro che una cosa logica e naturale. Certo, ad ogni pizza può e deve corrispondere una tipologia di vino diversa,anche se possiamo dire che in linea generale le pizze con il pomodoro richiedono comunque un accostamento con i vini bianchi più o meno strutturati a causa della presenza nella maggior parte di esse, del pomodoro la cui acidità si sposa male con i vini rossi ricchi di tannino dal retrogusto “ferroso”. Facciamo alcuni esempi, prendiamo il caso di una pizza magari molto ricca di grassi come la quattro formaggi o la margherita con bufala potremmo in quella circostanza chiedere un vino bianco di media struttura e sapidità ma non troppo alcolico come il verdicchio di Jesi od il vermentino di Gallura. Nel caso in cui invece la nostra scelta dovesse cadere su una pizza dal sapore deciso con condimenti saporiti come il salame piccante, i capperi o le alici orienteremo la nostra scelta su vini più corposi e strutturati come il tocai friulano od il greco di Tufo, ed ancora, nel caso invece le nostre preferenze dovessero andare verso pizze guarnite con verdure potremo scegliere vini molto giovani e freschi come il Prosecco di Conegliano. E il vino rosso? Non lo possiamo bere insieme alla pizza? La risposta è si e lo faremo in presenza di pizze senza o con poco pomodoro con condimenti di prosciutto e speck, allora in quel caso potremo ordinare vini rosati o rossi molto giovani e morbidi come un marzemino, una freisa od un vino novello. Che dire… non vi resta che provare…potreste rimanere sorpresi da questo felice connubio.
REGINA MARGHERITA
Era il lontano 1994 quando Simone Padoaninaugurò a San Bonifacio veronese “I Tigli”, la sua pizzeria di nuova
generazione. Dal cilindro pescò un’idea del tutto innovativa: inserire l’impasto steso, e tanto amato dal popolo del Belpaese, nell’universo dei piatti gourmand. Moderna,
pittoresca, ma soprattutto buona; la sua illuminazione si materializza ben presto in una pizza d’autore che conquisterà stagione dopo stagione il pubblico, con ingredienti inusuali e
presentazioni colorate. Oggi, dopo vent’anni e più di attività, quel “nuova” ancora le si addice, per l’originalità delle proposte e l’elevata qualità della lavorazione e delle materie prime,
connotati che la rendono apprezzata dai palati più fini e adeguata alle richieste più esigenti.
E’ con il progetto “Vent’anni a lenta lievitazione” che Simone e il suo staff stanno celebrando il compleanno de I Tigli; si tratta
di un itinerario
stagionale, articolato in quattro appuntamenti speciali, tutti dedicati al mondo dei lievitati. Prima tappa in programma “The Botta e Risposta: lievitati e miscelati”, evento andato in
scena lo scorso 8 Aprile, che ha già riscosso ampio successo tra buongustai e curiosi accorsi al locale. Protagonista della serata un valzer di pizze, concluso da un goloso ma insolito dessert
finale, per un menu made by Padoan magistralmente intrecciato ai cocktail di Frizzante Lab di Verona. “Vent’anni a lenta lievitazione” esalterà a dovere la preparazione lenta e accorta del
lievito madre; il tema è stato ripreso anche graficamente da Gianluca Biscalchin, il quale ha sintetizzato con una rappresentazione del calendario Maya.
E nell’attesa che tra le sale della pizzeria vadano in scena le prossime serate, vedremo Simone impegnato in altre manifestazioni: parteciperà il prossimo 25 Aprile al Cultur.Al di Parigi, dove
avrà occasione di presentare la sua pizza ai cugini francesi. Nella stessa settimana, il 29 Aprile, affiancherà lo chef Lionello Cera all’Antica Osteria Cera di Venezia per una cena a quattro
mani che si svolgerà nel corso di “A Palazzo con le Stelle”.
Giulia Zampieri ( ristorazioneecatering.it)